venerdì 14 agosto 2020

Perché fare busking ai tempi della pandemia è una buona idea

Guadagnare con la musica in Italia è già ci per sé un’utopia, mettiamoci anche il Covid e diventa un’impresa titanica. Non è così.


Il virus ha insegnato che le piazze non possono fare a meno della musica. Non parlo delle cantate nazional popolari dai balconi, ma dell’esperimento di Jacopo Mastrangelo, il ragazzo che dal terrazzo ha suonato Ennio Morricone su Piazza Navona. È stata un’esecuzione senza pubblico, dove la musica ha riempito gli spazi vuoti lasciati dai corpi che di solito animavano la piazza. La musica ha bisogno delle città e le città della musica, ma sganciamoci dall’idealismo spicciolo e andiamo sul concreto.

Il busking (arte di strada in italiano) è sempre stato sottovalutato in Italia, sia dal pubblico che dai musicisti. All’estero è quasi normale imbracciare una chitarra e suonare per le vie commerciali di Monaco di Baviera, di Londra o di Dublino, a Roma se dici di suonare in strada ti chiedono se hai bisogno di un posto letto in dormitorio, o poco ci manca, anche se negli ultimi anni c’è un’inversione di tendenza. Ancora troppo pochi per quello che offre l’arte di strada.

Leggo di molti musicisti delusi per le serate saltate, per carenza delle stesse, perché i locali pagano poco o non pagano... RAGAZZI, SCENDETE E SUONATE IN STRADA.

Non solo è un ottimo metodo per esercitare il vostro strumento, ma vi assicuro che in un posto azzeccato e con una buona preparazione tecnica ci si può vivere. Non ci credete? Continuate a leggere.

Se non avete strumentazione investite qualche centinaio di euro per amplificatore (Roland STREET cube d’obbligo) strumento, asta e microfono per i cantanti, costruite un repertorio a metà tra il conosciuto è quello che piace a voi, studiate le caratteristiche del luogo in cui vorreste suonare. Buttatevi. Ogni città d’Italia ha un regolamento specifico per l’arte di strada, l’unica difficoltà iniziale è quella di capire dove e come leggere il regolamento. Con il Coronavirus inoltre i regolamenti si saranno inaspriti un po’ ovunque, ma con un po’ di pazienza il modo di suonare si trova. Inoltre, stando all’aperto il rischio di assembramenti è praticamente nullo e basta un avviso agli spettatori per far mantenere le distanze.

Ma veniamo alla mia esperienza: suono in strada dal 2012, inizialmente solo per hobby, da febbraio 2020 suono praticamente ogni giorno. Ho scelto proprio bene il periodo, un mese dopo infatti è scoppiata la pandemia. Ma sono proprio le difficoltà a farci trovare nuove opportunità. Mi esibisco a Roma, e in 30 giorni (a cavallo tra febbraio, io lockdown, giugno e luglio) ho portato a casa un migliaio di euro, non tantissimi, ma bisogna considerare che febbraio (precovid) è uno dei periodi più difficili per suonare in strada, e a luglio (post lockdown) è stato probabilmente uno dei periodi peggiori della storia. Inoltre ho un repertorio non conosciutissimo. Nonostante questo, la pagnotta la si porta a casa, senza elemosinare serate ai locali, senza quanta gente porti e nulla di queste cose. E se i regolamenti si inasprissero di più, o, famo le corna, ci sarà un nuovo lockdown? Fate la stessa cosa da casa, con un link paypal per le offerte e condividete la diretta ovunque. Non sará un virus a fermare la musica né tanto meno i musicisti. Scendete in strada ragazzi, la musica ha bisogno di corpi e le città vanno riempite di suoni.

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