giovedì 29 dicembre 2016

La Divina Commedia in "Accattone"


L'influenza di Dante in Pasolini è presente in tutte le sue opere ed è fin troppo nota: dalla “Divina mimesis”, parodia provocatoria della Divina Commedia, a “Trasumanar e organizzar”, che riprende addirittura nel titolo la lingua sperimentalista di Dante. Proprio lo sperimentalismo linguistico è l'elemento che più li accomuna. L'influenza di Dante è presente anche in alcuni suoi film, e qui andremo ad analizzarla proprio nel primo film pasoliniano, Accattone. Il film si apre proprio con una citazione fedele ed esplicita tratta dal V Canto del Purgatorio:”L'angel di Dio mi prese, e quel d'Inferno gridava: 'O tu del ciel, perché mi privi? Tu te ne porti di costui l'eterno per una lagrimetta che 'l mi toglie” (interessante notare il corsivo di lagrimetta). Sarà utile quindi parlare ora del V Canto e del contsto da cui viene estrapolata la citazione, perché non è una citazione messa lì per caso e anzi offre una chiave di lettura del film molto interessante.

Il V Canto è il Canto dei morti per forza, cioè i morti di morte violenta e improvvisa. Essendo in Purgatorio, in vita sono stati peccatori fino all'ultimo, ma proprio sul punto di morire si sono pentiti. Dante suscita la curiosità delle anime perché proietta ombra essendo vivo e s fermano ad indicarlo, mentre Virgilio lo esorta a non dare ascolto alle chiacchiere di quelle anime. Deve rimanere inflessibile come una torre disturbata dai venti, perché troppi pensieri distolgono l'uomo dagli obiettivi che si è proposto. Ma le anime sono molte e come tutte le anime del Purgatorio vogliono essere ricordate ai familiari, affinché preghino per la loro redenzione. Per cui Virgilio dice a Dante di limitarsi ad ascoltare le loro storie senza fermarsi. Parlerà con Iacopo del Cassero, Bonoconte da Montefeltro e Pia de' Tolomei. L'episodio citato da Pasolini però riguarda proprio Bonoconte: è una vittima della battaglia di Campaldino, e sua moglie non prega per lui perché tutti lo credono all'Inferno: prova ne è il fatto che il suo corpo non sia mai stato trovato. Incuriosito, Dante chiede perché il suo corpo non sia mai stato ritrovato e Bonoconte risponde che arrivò nel fiume Archiano con la gola squarciata (interessante l'elemento del fiume, che nel film ha un ruolo molto importante). Si pentì invocando Maria e un angelo (altra figura presente nella scena del tuffo nel Tevere) prese la sua anima, mentre un diavolo protestava perché per un pentimento non poteva portarlo all'Inferno. Scatenò allora una tempesta che scatenò la piena dell'Archiano che portò via il suo corpo, sul fondo del fiume. Il contrasto tra angelo e diavolo per la contesa delle anime è una leggenda comune del Medioevo, e viene trasformata da Dante in un dramma elegiaco di un corpo insepolto.

Ora veniamo al film. La storia di Accattone potrebbe essere benissimo la storia di uno dei morti per forza di Dante. Accattone è uno sfruttatore di prostitute che vive alla giornata, con una mentalità tipica del sottoproletariato, tra meschinità, ignoranza e semplicità. La presenza della morte è presente dall'inizio alla fine del film, a cominciare dalla scena del tuffo. Accattone fa una scommessa con uno della sua combriccola, secondo il quale il corpo umano non potrebbe sopportare un bagno dopo aver mangiato, perché la differenza di temperatura farebbe fermare la circolazione (tra l'altro è una leggenda popolare ancora ritenuta vera oggi, sebbene sia una teoria senza fondamento effettivo). Accattone accetta la scommessa e tutti lo cominciano a dare per spacciato, iniziando a fare allusioni ironiche sulla sua probabile morte. Come scritto sopra, sul ponte si vede chiaramente la statua di un angelo con una croce vicino ad Accattone, scena che se rivista dopo aver visto tutto il film, fa capire che la redenzione di Accattone era presente sin dall'inizio: Accattone era destinato a pentirsi e a salvarsi. L'angelo è l'angelo che lotta contro il diavolo per la sua anima, lo si capisce dalla citazione iniziale ma anche dalla scena seguente: una volta riemerso vivo, arrivano er tedesco e Peppe er folle. Uno dei due gli dice che lo ha protetto Santo Barberone, e subito dopo si chiede chi avrà preso la sua anima, se Gesù Cristo o il Diavolo. Gli viene risposto che probabilmente se la staranno litigando. Altro riferimento alla lotta tra l'angelo e il diavolo per l'anima di Bonoconte, stavolta più nascosto e allusivo.
La vita di Accattone cambia con l'incontro con Stella, una ragazza ingenua e semplice. Proprio grazie a Stella smetterà di sfruttare le prostitute, e forse conoscerà il vero amore per la prima volta. Gli indicherà il cammino, proprio come le aveva chiesto scherzosamente durante il primo incontro. Tra l'altro “stella” è una delle parole più importanti della Commedia, improbabile che quel nome sia lì per caso. Il cammino di redenzione di Accattone è cominciato, ma trova un ostacolo improvviso: il lavoro, che gli serve per mantenere Stella. E' stancante e soprattutto umiliante, per cui decide di tornare a rubare. Prima però fa un sogno. Sogna di vedere i cadaveri dei briganti napoletani e di assistere al suo funerale. Scavalca il muro del cimitero perché non gli è permesso di entrare dalla porta principale, (un riferimento al Purgatorio?) e si trova davanti a un paesaggio di luce, metafora del Paradiso. Il becchino sta scavando la sua fossa, ma la scava in una zona d'ombra e Accattano vuole essere sepolto alla luce. Lo ripete più volte, simbolo di un pentimento convinto e sincero. Ma i morti per forza peccano fino alla fine: ruba una mortadella, e scappando con la motocicletta muore per un incidente. Le prove del pentimento ora sono schiaccianti: le sue ultime parole sono:”Mò sto bene”, e il ladro a fianco a lui si fa il segno della croce (con la mano sbagliata, simbolo di una religione personale).


Alla luce di queste riflessioni potremmo dire che Accattone è l'emblema di una classe sociale, il sottoproletariato, che vive in un degrado morale e materiale prodotto in parte dall'industrializzazione e quindi dalla borghesia. Al contrario della borghesia però, il sottoproletariato riesce ancora a mantenere una forza vitale, una semplicità grazie alla quale la salvezza è ancora possibile.

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