giovedì 29 dicembre 2016

Accattone di Pier Paolo Pasolini: la Misericordia divina del sottoproletariato

Pier Paolo Pasolini rappresenta forse un caso unico in Italia di poeta e letterato che ottiene un successo considerevole anche passando al cinema. I suoi film sono la naturale continuazione del suo lavoro letterario, e per prepararsi a vederli è necessario conoscerne i tratti principali. Al 1961 (anno di Accattone) Pasolini aveva pubblicato già Ragazzi di vita e Una vita violenta, romanzi su giovani del sottoproletariato romano. In quegli anni l'italia del Nord aveva conosciuto un'industrializzazione massiccia, ma da Roma in giù il processo era ancora in corso e fuori dal centro, nelle borgate, si trovavano ancora un tipo di popolazione che viveva alla giornata, guadagnondosi da vivere con la prostituzione o con piccoli furti. Erano “residui di civiltà”, dei gruppi di persone testimoni di un'Italia contadina e che ancora non era stata contaminata dalla cultura borghese. L'interesse di Pasolini per il sottoproletariato è un interesse che travalica i confini filosofici e politici e tocca altezze spirituali, quasi sacre. L'amore per il corpo incontaminato dal potere consumistico e la capacità di vedere ancora una possibilità di salvezza in questa popolazione sono gli strumenti con cui Pasolini si rapporta con il sottoproletariato romano e al tempo stesso sono i temi centrali nei primi due romanzi e nel suo primo film, Accattone.



Accattone (Franco Citti), soprannome di Vittorio, vive nelle borgate e si guadagna da vivere sfruttando una prostituta, Maddalena (Silvia Corsini), ex compagna di un criminale napoletano appena uscito dal carcere. Accattone è un “uccello del cielo”, un uomo che, secondo l'interpretazione di Pasolini del Vangelo di Matteo, vive alla giornata senza preoccuparsi di accumulare beni e senza pensare a farsi una carriera lavorando. Passa le giornate con i suoi amici e per una scommessa si butta dal Tevere dopo mangiato, salvandosi dalla morte per congestione. Questa scena introduce il tema della morte, perennemente presente nel film. Gli amici del criminale napoletano si presentano ad Accattone e vogliono sapere chi è stato a mandare in carcere il loro amico: Accattone tradisce Maddalena e la incolpa di tutto. La costringe ad andare a battere nonostante abbia una gamba rotta e in una notte subisce la vendetta dei criminali napoletani, che la picchiano lasciandola sola in una discarica a cielo aperto. La donna per paura non denuncia i suoi aggressori e accusa due amici di Accattone. La verità però viene a galla e viene messa in carcere per falsa testimonianza.
Senza più una donna da sfruttare Accattone ha bisogno di soldi; va così dalla sua ex moglie Ascenza (Paoloa Guidi) a chiederle soldi nel luogo dove lavora. Qui incontra Stella, una ragazza semplice e ingenua, figlia di una prostituta, della quale si innamora. Per regalarle le scarpe è disposto anche a rubare al figlio avuto da Ascenza. Con un gesto falsamente affettuoso sfila al bambino una catenina d'oro, che rivenderà in seguito. Accattone non perde la sua natura di sfruttatore e costringe anche Stella a prostituirsi, ma questa rifiuterà nel momento in cui è avvicinata dal primo cliente. Spinto dalla fame e dalla responsabilità nei confronti di Stella, trova un lavoro da un fabbro ma già una giornata di lavoro lo sfinisce non solo nel fisico ma moralmente e psicologicamente. Lui, uomo da sempre abituato a guadagnarsi da vivere con piccoli furti senza faticare, non soppporta essere sottomesso da qualcuno, non vuole dipendere da altri per vivere. Sogna così un'anticipazione di quello che verrà in seguito. Assiste al suo stesso funerale atteso dai suoi amici, ma il becchino gli vieta l'ingresso nel cimitero. Lui passa per le mura e vede di nuovo il becchino che lo sta seppellendo. Intanto una prostituta avverte Maddalena della relazione di Accattone, e lei lo denuncia. La polizia segue i suoi movimenti, lo coglie con le mani nel sacco durante un furto, nell'inseguimento in moto sbatte contro un camion e muore.



Il film pur nella sua semplicità è un concentrato di riferimenti letterari, pittorici e musicali. Si apre con una citazione del V canto del Purgatorio, il canto dei morti per forza. La citazione è un tratto della storia di Bonconte da Montefeltro, pentito in punta di morte la cui anima è stata contesa da un angelo e da un diavolo. La contesa sovrannaturale è presente anche nel film: Peppe er folle fa riferimento a una contesa simile per l'anima di Santo Barberone, ma la contesa è idealmente tutta la vita di Accattone. Il film è infatti una storia della misericordia divina, capace di redimere anche il più meschino ladr
uncolo e sfruttatore del mondo, ma che non può nulla invece sulla cinicità, sulla disillusione e sulla spietatezza piccolo borghese. Accattone è il simbolo di un sottoproletariato che può e sa ancora salvarsi dalle brutture del mondo a cui pure è costretto a cedere per tutta la vita. Accattone sa infatti cogliere nella sua semplicità di “uccello del cielo” quella sacralità della vita e quella spensieratezza che lo terranno fuori dal male e gli permetteranno di essere sepolto nella luce (il cimitero del sogno è una metafora del Paradiso e del Purgatorio: il becchino voleva seppellirlo all'ombra, mentre Accattone vuole essere seppellito al sole). La salvezza di Accattone è la statua angelica che si staglia sul Tevere, è il “mo' sto bene” ed è il segno della croce del suo amico al momento della morte (segno della croce eseguito al contrario, ma che Pasolini non volle cambiare perché rappresentava un segno di rapporto col divino individuale, per nulla confessionale).



Il Pasolini esordiente non è ancora un maestro dal punto di vista registico e formale, tanto che Fellini rifiuterà di produrre il film per la troppa semplicità e ruvidità delle riprese, ma iniziano già a delinearsi elementi poetici che caratterizzeranno tutto il Pasolini regista, ovvero la predilezione dei primi piani naturalistici molto influenzati dalla sua cultura pittorica, un interesse nel mostrare la naturalezza e l'eros emanati dai corpi e dialoghi semplici interpretati da attori “presi dalla strada”. L'arte figurativa svolge un ruolo importante nel cinema di Pasolini perché ne costituisce in gran parte l'ispirazione, e in Accattone Pasolini si rivolge in particolare agli affreschi di Masaccio. Il montaggio è frammentato e lento, spesso gioca con i contrasti anche fisici tra i volti (ad esempio volti dalla dentatura regolare vs volti dalla dentatura irregolare) e tra i chiaroscuri.



L'uso della musica in questo film è unico nel panorama italiano almeno all'epoca. Le musiche principali sono tratte da opere di Bach, artista la cui musica, secondo Pasolini, è intrisa di sacro e di un senso religioso profondo. Le musiche di Bach sono associate spesso a scene di degrado morale e sociale, quasi come a fornire l'aggettivo sacro a quelle scene. L'uso della musica di Bach in queste scene è anempatico, cioè vuole creare una contraddizione tra senso visivo e senso uditivo che colpisca, turbi, scandalizzi lo spettatore.




Accattone si presenta come uno dei capolavori del cinema italiano, con un impianto registico non perfetto dal punto di vista formale ma già precocemente consapevole e sicuro di sé. I temi sociali della realtà contemporanea come l'industrializzazione feroce e la povertà delle borgate romane si fondono con le esigenze più intime dell'autore, come la necessità di rappresentare corpi, volti, civiltà dimenticate che stanno per scomparire, creando una tensione lirica notevole che permea tutto il film, grazie al quale Pasolini contribuisce (insieme ad altri registi come Fellini e Antonioni) a delineare la vera e propria nascita del cinema d'autore italiano.

Nessun commento:

Posta un commento