L'influenza di Dante in Pasolini è
presente in tutte le sue opere ed è fin troppo nota: dalla “Divina
mimesis”, parodia provocatoria della Divina Commedia, a “Trasumanar
e organizzar”, che riprende addirittura nel titolo la lingua
sperimentalista di Dante. Proprio lo sperimentalismo linguistico è
l'elemento che più li accomuna. L'influenza di Dante è presente
anche in alcuni suoi film, e qui andremo ad analizzarla proprio nel
primo film pasoliniano, Accattone. Il film si apre proprio con una
citazione fedele ed esplicita tratta dal V Canto del
Purgatorio:”L'angel di Dio mi prese, e quel d'Inferno gridava: 'O
tu del ciel, perché mi privi? Tu te ne porti di costui l'eterno per
una lagrimetta che 'l mi toglie” (interessante notare il
corsivo di lagrimetta). Sarà utile quindi parlare ora del V Canto e
del contsto da cui viene estrapolata la citazione, perché non è una
citazione messa lì per caso e anzi offre una chiave di lettura del
film molto interessante.
Il V Canto è il Canto dei morti per
forza, cioè i morti di morte violenta e improvvisa. Essendo in
Purgatorio, in vita sono stati peccatori fino all'ultimo, ma proprio
sul punto di morire si sono pentiti. Dante suscita la curiosità
delle anime perché proietta ombra essendo vivo e s fermano ad
indicarlo, mentre Virgilio lo esorta a non dare ascolto alle
chiacchiere di quelle anime. Deve rimanere inflessibile come una
torre disturbata dai venti, perché troppi pensieri distolgono l'uomo
dagli obiettivi che si è proposto. Ma le anime sono molte e come
tutte le anime del Purgatorio vogliono essere ricordate ai familiari,
affinché preghino per la loro redenzione. Per cui Virgilio dice a
Dante di limitarsi ad ascoltare le loro storie senza fermarsi.
Parlerà con Iacopo del Cassero, Bonoconte da Montefeltro e Pia de'
Tolomei. L'episodio citato da Pasolini però riguarda proprio
Bonoconte: è una vittima della battaglia di Campaldino, e sua moglie
non prega per lui perché tutti lo credono all'Inferno: prova ne è
il fatto che il suo corpo non sia mai stato trovato. Incuriosito,
Dante chiede perché il suo corpo non sia mai stato ritrovato e
Bonoconte risponde che arrivò nel fiume Archiano con la gola
squarciata (interessante l'elemento del fiume, che nel film ha un
ruolo molto importante). Si pentì invocando Maria e un angelo (altra
figura presente nella scena del tuffo nel Tevere) prese la sua anima,
mentre un diavolo protestava perché per un pentimento non poteva
portarlo all'Inferno. Scatenò allora una tempesta che scatenò la
piena dell'Archiano che portò via il suo corpo, sul fondo del fiume.
Il contrasto tra angelo e diavolo per la contesa delle anime è una
leggenda comune del Medioevo, e viene trasformata da Dante in un
dramma elegiaco di un corpo insepolto.
Ora veniamo al film. La storia di
Accattone potrebbe essere benissimo la storia di uno dei morti per
forza di Dante. Accattone è uno sfruttatore di prostitute che vive
alla giornata, con una mentalità tipica del sottoproletariato, tra
meschinità, ignoranza e semplicità. La presenza della morte è
presente dall'inizio alla fine del film, a cominciare dalla scena del
tuffo. Accattone fa una scommessa con uno della sua combriccola,
secondo il quale il corpo umano non potrebbe sopportare un bagno dopo
aver mangiato, perché la differenza di temperatura farebbe fermare
la circolazione (tra l'altro è una leggenda popolare ancora ritenuta
vera oggi, sebbene sia una teoria senza fondamento effettivo).
Accattone accetta la scommessa e tutti lo cominciano a dare per
spacciato, iniziando a fare allusioni ironiche sulla sua probabile
morte. Come scritto sopra, sul ponte si vede chiaramente la statua di
un angelo con una croce vicino ad Accattone, scena che se rivista
dopo aver visto tutto il film, fa capire che la redenzione di
Accattone era presente sin dall'inizio: Accattone era destinato a
pentirsi e a salvarsi. L'angelo è l'angelo che lotta contro il
diavolo per la sua anima, lo si capisce dalla citazione iniziale ma
anche dalla scena seguente: una volta riemerso vivo, arrivano er
tedesco e Peppe er folle. Uno dei due gli dice che lo ha protetto
Santo Barberone, e subito dopo si chiede chi avrà preso la sua
anima, se Gesù Cristo o il Diavolo. Gli viene risposto che
probabilmente se la staranno litigando. Altro riferimento alla lotta
tra l'angelo e il diavolo per l'anima di Bonoconte, stavolta più
nascosto e allusivo.
La vita di Accattone cambia con
l'incontro con Stella, una ragazza ingenua e semplice. Proprio grazie
a Stella smetterà di sfruttare le prostitute, e forse conoscerà il
vero amore per la prima volta. Gli indicherà il cammino, proprio
come le aveva chiesto scherzosamente durante il primo incontro. Tra
l'altro “stella” è una delle parole più importanti della
Commedia, improbabile che quel nome sia lì per caso. Il cammino di
redenzione di Accattone è cominciato, ma trova un ostacolo
improvviso: il lavoro, che gli serve per mantenere Stella. E'
stancante e soprattutto umiliante, per cui decide di tornare a
rubare. Prima però fa un sogno. Sogna di vedere i cadaveri dei
briganti napoletani e di assistere al suo funerale. Scavalca il muro
del cimitero perché non gli è permesso di entrare dalla porta
principale, (un riferimento al Purgatorio?) e si trova davanti a un
paesaggio di luce, metafora del Paradiso. Il becchino sta scavando la
sua fossa, ma la scava in una zona d'ombra e Accattano vuole essere
sepolto alla luce. Lo ripete più volte, simbolo di un pentimento
convinto e sincero. Ma i morti per forza peccano fino alla fine: ruba
una mortadella, e scappando con la motocicletta muore per un
incidente. Le prove del pentimento ora sono schiaccianti: le sue
ultime parole sono:”Mò sto bene”, e il ladro a fianco a lui si
fa il segno della croce (con la mano sbagliata, simbolo di una
religione personale).
Alla luce di queste riflessioni
potremmo dire che Accattone è l'emblema di una classe sociale, il
sottoproletariato, che vive in un degrado morale e materiale prodotto
in parte dall'industrializzazione e quindi dalla borghesia. Al
contrario della borghesia però, il sottoproletariato riesce ancora a
mantenere una forza vitale, una semplicità grazie alla quale la
salvezza è ancora possibile.