“Bob Dylan”, introduzione e genesi dell'album
Bob Dylan inizia a scrivere canzoni a 21 anni. Era il tempo dell'abbandono del college, dei grandi viaggi, delle serate passate a suonare nei caffé. Era soprattutto il tempo di New York e delle basket house, dei primi lavori umilianti. Come un mendicante qualsiasi, chiedeva le offerte nel cestino (all'interno delle basket house, chiamate così proprio per questo motivo) alla fine dell'esibizione. Era il tempo del blues e del folk, quel folk che insegna a riflettere sulla realtà della vita, e che anche se privo di un ritmo interessante come il rock, era così pieno di tristezza, di fede, di disperazione, di trionfo. Il folk vinse la battaglia all'interno dell'animo del giovane Dylan contro il rock and roll. Woody Guthrie e Odessa, due grandissime voci del folk americano, presero il posto di Little Richard nella classifica dei suoi idoli. La canzone popolare vinceva sul ritmo scatenato, la chitarra acustica vinceva su quella elettrica e non solo metaforicamente: per comprare la sua prima acustica, Bob Dylan mise in vendita la sua Gibson.
Partì per New York per incontrare il suo idolo Woody Guthrie, cantante folk americano che ebbe una notevole influenza su Dylan ma in generale su tutti i successivi cantanti folk americani. A New York inizia la vera gavetta suonando qua e là, e viene notato dal talent scout della Columbia Records, Jhon Hammond. Grazie a lui nel 1962 poté pubblicare il suo primo album, l'eponimo “Bob Dylan”, in cui saranno presenti le prime due canzoni scritte da lui, “Song to Woody”, e “Talkin New York”. In realtà le due canzoni riprendono in modo chiaro le melodie di due canzoni di Guthrie, rispettivamente “Talking Dustbowl Blues e “1913 Massacre”. Non si tratta però di plagio: infati le melodie delle canzoni folk sono spesso riprese da altre melodie folk e probabilmente anche le due melodie di Guthrie sono probabilmente riprese a loro volta da canzoni popolari. Le altre 11 canzoni contenute nell'album sono cover di famosi brani folk americani, tra cui la famosissima “House of the Risin' Sun”. Questi pezzi erano nel repertorio base delle esibizioni nei caffé di New York. Sebbene l'album non ebbe molto successo (Dylan fu chiamato “la Follia di Jhon Hammond”) e non ebbe molta influenza come i successivi, in esso sono presenti alcune caratteristiche di Dylan che verranno sviluppate in seguito. Prima di tutto il già citato amore per il folk, ma anche il gusto per uno stile vocale stridente, oscuro, a volte sommesso, come possiamo ascoltare soprattutto in House of the Risin' Sun.
Dopo 1966, Bob Dylan ha suonato soltanto 5 canzoni di questo album nei concerti, e solo “Song to Woody” e “Pretty Peggy-O” in modo frequente.
Song to Woody
"Song to Woody" possiede una melodia pressocché uguale a “1913 Massacre” di Guthrie, anche se l'accompagnamento della chitarra nel pezzo di Woody era molto più scarno, con praticamente solo un accordo. Bob Dylan inserisce abbellimenti nell'accompagnamento e dal punto di vista della melodia inserisce cadenze tipicamente folk. Nel testo sono citati anche Leadbelly, Sonny e Cisco, altri artisti folk e blues, divenuti famosi nei night club, in quei sobborghi di New York pulsanti di musica, quella musica che influenzerà tutta la successiva musica occidentale. Song to Woody è la prima canzone scritta da Dylan contenuta in un album di modesto successo, eppure ci sono almeno due canzoni di due artisti importanti che presentano riferimenti a questo pezzo: una è di David Bowie, nella sua “Song for Bob Dylan”. "Now hear this, Robert Zimmerman, I wrote this song for you" ricorda evidentemente "Hey, hey Woody Guthrie, I wrote you a song." L'altra è “Pass it Along”, di Frank Turner. La presenza di influenze e citazioni di questo pezzo non conosciutissimo dimostra e sintetizza da sola la sterminata influenza di Dylan nel folk-rock.
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